grammatica italiana
da mappe-scuola.com
IL MODO INDICATIVO



- il termine indicativo deriva dal verbo latino indicare, mostrare con il dito indice, e significa (modo) che serve a indicare qualcosa, cioè ad individuare ed esprimere in modo chiaro un fatto specifico
- l’indicativo è l’unico modo verbale che possieda i tempi che consentono di esprimere i tre fondamentali rapporti cronologici in cui un fatto è collocabile rispetto al momento in cui avviene la comunicazione:
la contemporaneità


- il presente indica che l’azione, l’evento, lo stato di cui si parla avvengono, o comunque, sussistono nel momento in cui ha luogo la comunicazione:
Telefono subito in agenzia
Sono stanco morto
Lucia fa l' avvocato

- il presente serve a descrivere le azioni in “diretta”, simultaneamente al loro svolgimento, è l’esempio della telecronaca di una partita di calcio:
Totti rimette il pallone in area, passa a Maldini, che si libera bene del terzino avversario, ma commette fallo su Gana

Il presente è anche usato per riferire un fatto consueto, che si ripete regolarmente, il così detto presente abituale:
Il treno arriva sempre puntuale
Viene sempre nel mese di giugno

- è anche il tempo con cui si esprime qualcosa di vero in assoluto, come nelle verità considerate senza tempo:
La libertà è un valore inalienabile della persona


- nelle leggi e nelle definizioni scientifiche:
A ogni azione corrisponde una reazione uguale e contraria
Il chilo è un’unità di misura del peso


- nelle descrizioni geografiche:
Il Po nasce da Monviso
La Lombardia confina a nord con la Svizzera


- nei proverbi e nelle massime, si tratta di presente gnomico:
Rosso di sera bel tempo si spera
Il riso abbonda sulla bocca degli stolti

- ci sono casi in cui il presente è usato al posto di un tempo passato, è quello che si chiama presente storico, con il quale si rende più vivace una narrazione di eventi trascorsi, è come se ci si spostasse con la fantasia nel passato:
Napoleone attraversa le Alpi con un gruppo di soldati

- infine il presente può essere usato, nel registro informale della lingua al posto del futuro:
Domani sono a cena da mia suocera
Il mese prossimo ho l’esame per la patente
Quest’estate vado negli Stati Uniti
la posteriorità




Il futuro semplice (leggerò) indica un'azione, un evento che deve ancora verificarsi
L' anno prossimo sposerò Maria
Da grande farò il navigatore solitario


Il futuro semplice può indicare anche:
a) una supposizione, in questo caso il futuro serve a esprimere un' azione che si vuole presentare in forma dubitativa, non certa, supposta:
Avrai voglia di riposare. Credo tu abbia voglia di riposare.
Suona il telefono. Sarà la zia.
A quest'ora avrà già provato a cercarci.
Era verso sera. Saranno state le sei.

b) un ordine:
Farai quello che dico.
Adesso andrai da lei e la inviterai alla festa, chiaro?
Sceso dall'aereo, prenderai un taxi, scenderai al tuo albergo dove ti presenterai come il Dr. Mastogiacomo, dirai che aspetti un amico per cena...

c) perplessità incertezza, nel suo significato spesso indica limitazioni del consenso:
Sarà come dici, ma non ne sono convinta.
Tu dici che Luca è simpatico. Sarà, ma a me non pare.

- anche il futuro anteriore (avrò letto) indica un evento futuro, che risulta però anteriore a un altro evento anch'esso futuro:
Quando avrai finito di leggere il libro, mi darai il tuo parere.
Quando sarai diventato grande, scorderai i tuoi sogni

- il futuro anteriore si forma con il futuro semplice degli ausiliari essere o avere più il participio passato del verbo
l’anteriorità




- il tempo imperfetto è un tempo dagli usi estremamente vari, indica un evento durativo (che si protrae nel tempo) verificatosi in un tempo più o meno lontano

- questa caratteristica appare chiara quando un evento presentato all’imperfetto viene affiancato a un altro evento come momentaneo:
Lo scalatore scrutava la montagna, quando ad un tratto scorse dietro una roccia uno stambecco.

- oltre ad un evento che dura nel tempo, l’imperfetto può indicare un evento momentaneo, ma che si ripeteva abitualmente:
Ogni mattina si incontravano e si salutavano cortesemente.
- in questo caso si tratta dell’aspetto ripetitivo o iterativo.

- l’imperfetto può sostituire altri tempi passati e addirittura altri modi non indicativi come l’imperfetto narrativo o giornalistico:
Il presidente veniva ricevuto nello studio privato.
Più tardi si incontrava anche con il ministro degli Esteri e partecipava ad una cerimonia in suo onore.
Infine i due capi di stato si dichiaravano soddisfatti degli accordi raggiunti.

- l ’imperfetto qui sostituisce il passato remoto o il passato prossimo, è una forma estesa nel linguaggio giornalistico, si definisce imperfetto storico, perché era usato nelle narrazioni storiche

- a volte l’imperfetto assume valori propri di modi diversi dal modo indicativo, sostituendo un condizionale passato o un congiuntivo trapassato; questo avviene soprattutto nello stile colloquiale, ma resta comunque una forma non corretta
Dovevo capirlo subito che eri un bugiardo -- invece di -- Avrei dovuto capirlo subito che eri un bugiardo
Se ero più furba lo capivo -- invece di -- Se fossi stata più furba, l’avrei capito



- la lingua italiana dispone, al modo indicativo, di ben cinque differenti passati
- alcuni studiosi, dicono che i diversi tempi passati dell’indicativo rappresentano uno un tempo passato da molto, uno un altro da abbastanza tempo, un altro da poco ecc.

- sarebbe però impossibile definire i confini cronologici di ognuno dei tempi passati, cioè delimitare l’uso dei tempi in rapporto alla maggiore o minore lontananza nel passato

- non si può certo dire si tratta di un evento successo cinque anni fa, quindi devo usare il passato remoto

- oppure si tratta di un evento verificatosi tra i cinque e i tre anni fa, perciò devo usare il passato prossimo e così via

- dunque l’uso dei tempi passati si fonda su una base temporale ( tempo passato), ma anche su una base aspettuale

- con il termine aspetto si intendono le informazioni che una forma verbale può fornire a proposito dello svolgersi di un evento o di uno stato, la sua durata, il suo distacco rispetto al presente o il suo legame con esso

- prendiamo il passato prossimo e il passato remoto

- essi possono essere usati per indicare eventi, azioni ecc. verificatesi in un momento qualsiasi del passato

- ma se tale evento mantiene un legame con il presente, se cioè alcune sue conseguenze durano ancora nel presente, oppure si è situato entro un periodo di tempo (anche lungo) non ancora concluso, allora si preferirà usare il passato prossimo

- se viceversa l’evento è del tutto staccato dal presente, senza alcun legame con esso, si userà il passato remoto

- dirò:
Il consiglio dei ministri ha deciso cinque anni fa il prelievo fiscale -- se quella decisione è valida ancora oggi
Negli ultimi due anni sono stati scoperti quattro pianeti -- dato che negli ultimi due anni viene compreso l’oggi, cioè il momento in cui l’enunciato viene scritto o detto

- invece dirò:
Il presidente aprì la conferenza con un augurio di buon lavoro -- se tale evento è slegato dalla situazione attuale, senza collegamenti con il momento in cui l’enunciato viene detto o scritto

- il passato prossimo è formato da due elementi: l’ausiliare essere o avere (al presente indicativo) + participio passato del verbo

- il participio passato si forma togliendo al verbo la desinenza dell’ infinito (are; ere; ire) e aggiungendo la desinenza del participio passato:
  • ARE → ATO (cambiare →cambiato)
  • ERE → UTO (vendere →venduto)
  • IRE →ITO (partire →partito)


- il passato remoto indica invece un'azione avvenuta e conclusa nel passato, quindi priva di ogni legame con il presente:
La sera del 16 aprile 1928 il professore di zoologia della IV Università statale e direttore dell'Istituto di Zoologia , entrò nel suo studio, nell'Istituto di via Cartagine.
Accese la sfera opaca sospesa in alto e si guardò intorno.

- l'uso del passato prossimo al posto di quello remoto si sta affermando in Italia anche a livello di una lingua medio alta, per cui espressioni come :
L'anno scorso ho frequentato un corso di inglese
Dieci anni fa sono stata in Africa
vengono accettate come corrette

- il passato remoto ha più fortuna nella lingua scritta, sia letteraria che giornalistica
- il passato remoto dei verbi regolari si coniuga sostituendo le desinenze dell’infinito (-are, -ere, -ire) con quelle che vediamo di seguito
- a volte vi sono due varianti entrambe corrette della forma vebale

- i verbi della seconda coniugazione (-ere) possono avere anche una forma alternativa
- di solito, come nel caso di ricevei, ricevé e riceverono, si tratta di forme letterarie rare

- i verbi della prima e della terza coniugazione (-are e -ire) sono in genere regolari, mentre quelli della seconda sono in genere irregolari
- un verbo irregolare ha, nella sua coniugazione completa, forme sia irregolari sia regolari, a seconda della persona

- la seconda persona (singolare e plurale) e la prima persona plurale sono regolari
- invece sono irregolari le altre persone

- il trapassato prossimo e il trapassato remoto hanno un uso più semplice
- il trapassato prossimo indica un'azione anteriore, cioè già conclusa rispetto ad un'altra anche passata
Eravate già partiti quando vi abbiamo cercato
Avevo cenato, quando arrivarono


- il trapassato remoto, ormai morto e sepolto nella lingua parlata, colloca un evento prima di un altro espresso tramite un passato:
Quando ebbe finito il pranzo, scoppiò in una fragorosa risata.
Appena lo ebbe visto, se ne andò


- il trapassato prossimo (avevo letto) indica un'azione anteriore a un'altra, pure collocata nel passato :
a) al passato prossimo: Ero appena arrivata a casa, quando hai bussato;
b) al passato remoto:Persi l'autobus perché avevo fatto tardi;
c) all’imperfetto:Non volevo fare i compiti che la maestra mi aveva assegnato.


- spesso il trapassato prossimo è accompagnato da avverbi di tempo come: mai, prima, ancora, sempre, ecc.
Non avevo mai avuto nessun sospetto.
Non ero mai stato a Genova prima d’ora.


- il trapassato prossimo si forma con l’ imperfetto degli ausiliari essere o avere più il participio passato del verbo, per esempio:
io ero (→imperfetto dell’ausiliare essere) partito (→participio passato del verbo)
lui aveva (→imperfetto dell’ausiliare avere) visto (→participio passato del verbo)

- il trapassato prossimo del verbo:
essere → io ero stato /a , tu eri stato / a, lui era stato, ecc.
avere → io avevo avuto, tu avevi avuto, lui aveva avuto, ecc.

- il trapassato remoto (ebbi letto) è ormai poco usato,lo si trova solo nelle subordinate temporali, in correlazione con il passato remoto
- le condizioni per poter usare il trapassato remoto sono:

a) il verbo della frase principale deve essere al passato remoto
b) la frase deve avere una funzione temporale,cioè introdotta da espressioni come: quando, dopo che, non appena, finché, solo dopo:
Appena ebbero finito di mangiare, suonò il telefono.

- il trapassato remoto si forma con: il passato remoto degli ausiliari essere o avere + il participio passato del verbo.

IL MODO CONGIUNTIVO



- solo il modo indicativo possiede una ampia varietà di tempi verbali, come detto nelle lezioni precedenti
- se il modo indicativo descrive la realtà,certezza, oggettività il modo congiuntivo, invece, descrive incertezza, dubbio, probabilità soggettività
Osvaldo pensa che tutti lo prendano in giro.

- un’altra cosa importante da ricordare: il congiuntivo di solito viene usato nelle frasi subordinate precedute dalla parola “che”
- quasi sempre questa parola ci segnala l’ obbligo di usare il congiuntivo

    il congiuntivo ha solo quattro tempi: un presente e tre passati
  • presente (che io ami)
  • imperfetto (che tu amassi)
  • passato (che voi abbiate amato)
  • trapassato (che tu avessi amato)


1) Presente: esprime un desiderio, un dubbio ritenuti realizzabili nel presente o nel futuro:
Penso (adesso) che Maria vada (adesso) in palestra
Suppongo (adesso) che Maria stia andando (in questo momento) in palestra
Credo (adesso) che Luca abbia (adesso) l’influenza
Voglio (adesso) che tu vada via (adesso)
Penso (adesso) che Carlo abbia (adesso) ragione
Temo (adesso) che Pietro non sia (adesso) a casa
Non pensi che quel cavallo possa vincere?
Credi (che) sia la corsa giusta?


- si usa come imperativo alla prima persona plurale e alla terza persona singolare:
Entrino i fantini!
Entrino prima coloro che hanno già il biglietto.
Si fermi qui.
Si accomodi, signora.


- il congiuntivo non ha il tempo futuro, si usa il congiuntivo presente e, quindi oltre alla contemporaneità indica la posteriorità dell’azione:
spero che tu stia bene ( adesso contemporaneità) e spero che tu venga presto (domani in futuro: posteriorità) a scuola

Come si forma il congiuntivo dei verbi regolari e irregolari:

REGOLARI IRREGOLARI
PRESENTE
IMPERFETTO
PASSATO
TRAPASSATO ESSERE E AVERE
IL MODO CONDIZIONALE



- il condizionale ha due tempi: presente e passato
- il condizionale presente è un tempo semplice che si utilizza quando si vuole indicare un evento che può verificarsi nel presente a condizione che prima se ne verifichi un altro:
Saresti meno cicciottello se mangiassi con più intelligenza
Se non avessi perso il treno, sarei già a casa
Se ti sbrigassi, non arriveremmo in ritardo alla festa
Mangerei l’ultima fetta di torta, se non vi dispiace.
“Mangerei la torta” – è il fatto che potrebbe verificarsi nel presente, ma solo se accade la condizione che – “non vi dispiace”, cioè se loro non hanno dispiacere allora si che lei mangerà la torta


- il condizionale passato è un tempo composto (con l’uso degli ausiliari essere e avere) che viene utilizzato per esprimere un evento che si sarebbe verificato nel passato se si fosse prima verificata una determinata condizione, oppure per esprimere un dubbio o un' opinione, sempre riferiti al passato:
Se almeno mi avesse detto il motivo, mi sarei sentita meglio
Se mi avessero dato le ferie, sarei partita immediatamente con te
Se avessi avuto più tempo, avrei finito il lavoro
Quando si è rotto il televisore, avrei dovuto chiamare il tecnico
PRESENTE
PASSATO ESSERE E AVERE
IL MODO IMPERATIVO



- l’imperativo è un modo verbale finito, che si utilizza per esprimere ordini, inviti, preghiere, permessi o consigli.
- l’unico tempo dell’imperativo è il presente, ed essendo possibile coniugarvi soltanto la 1a persona plurale (es: andiamo!) e la 2a persona singolare e plurale (es: vieni qui!, uscite!), tali esortazioni possono essere formulate servendosi di altri modi verbali, vediamo in che modo:

- per esprimere un comando che riguardi non il presente ma il futuro, si usa il tempo del futuro indicativo:
Dopo cena andremo subito al cinema

- per impartire ordini generici, istruzioni o rivolgersi alla seconda persona informale, si usa l' infinito:
fare attenzione, non disturbare, ecc.;

- per rivolgersi alla terza persona, in termini di cortesia o in luogo di esortazioni e inviti, si usa il congiuntivo:
prego, si sieda, che vengano pure, ecc.


- per formulare un'espressione negativa si usa il non anteposto all' infinito del verbo per la 2a persona singolare (non andare!), anteposto al congiuntivo per la 3a persona sing. o pl. (non scriva!)
- si mantiene invece l' imperativo per la 2ª persona plurale (non urlate!)

- questo modo, utilizzato in termini informali, vede l'associazione dei pronomi, ad esempio:
guardali, non voltarti (o non ti voltare)

- diversamente, con l'imperativo formale, il pronome precede il verbo:
mi dica, ci indichi, ecc.

- raddoppia invece la consonante, con la 2ª persona dei verbi dire, dare, andare, stare, fare:
dimmi, falle, vacci
IL MODO INFINITO


Thanos
- il modo infinito ha solo due tempi, uno semplice, il presente, e uno composto, il passato

Presente: con esso chi parla esprime spesso semplicemente un significato, senza collocarlo in un tempo

es.: studiare è spesso faticoso

il presente si usa:

a) con i verbi servili, con i quali forma un'unica espressione verbale :
devo tornare; voglio leggere; devo scrivere; voglio studiare; non posso dormire
b) in alcune forme d' interrogazione verbale:
Che fare?
Che dire?
c) per dare istruzioni di tipo tecnico:
Mettere il burro nella terrina e mescolare con cura.

d) Negli ordini espressi in forma generica:
fare attenzione
tenere la destra
rallentare
Circolare ! Circolare.
Nella 2ª persona singolare dell' imperativo in forma negativa (detto anche imperativo proibitivo): Non fumare in casa!,
Non calpestare le aiuole!;
Non parlare al telefono mentre guidi!
Non usare dispositivi elettronici.
e) Nelle proposizioni subordinate implicite (in cui l'infinito sostituisce un tempo di modo finito):
Ti prego di rispondermi. (affinché tu mi risponda)
L' accusato giurava di essere innocente. (che era ...).
Bisogna vincere. (che si vinca).

f) Quando dipende da un nome o da un aggettivo:
macchina per cucire; stanco di lavorare.

L' infinito ha valore di nome quando é, o può essere, preceduto dall' articolo (si ha in questo caso un verbo sostantivato):
Bere troppo (il bere troppo) fa male.
Ascoltavo il cinguettare degli uccelli.

Passato, si usa:
a) Nelle frasi indipendenti per esprimere desideri riferiti al passato:
Oh, aver vissuto più serenamente!
b) Nelle frasi dipendenti quando l'azione avviene prima di quella espressa nell' altra frase:
Credo (adesso) di avere avuto (in passato) torto.
IL MODO GERUNDIO



- il gerundio ha due tempi: il presente (correndo, guardando) e il passato (avendo corso, avendo guardato)
- si usa per esprimere, in proposizioni subordinate implicite, in sostituzione di un modo finito:

- la causa di un' azione:
Avendo sonno, andai a letto

- il mezzo di un' azione:
Ci si istruisce anche viaggiando

- il modo di un'azione:
Si rivolse a me sorridendo

- la contemporaneità di due azioni:
Andando al cinema incontrai Giorgio.
IL MODO PARTICIPIO



- il modo participio ha due tempi, entrambi semplici: il presente e il passato
- il participio presente ha sempre valore attivo ed è usato soprattutto in funzione di aggettivo e, quindi come attributo di un nome
Mario mi ha fatto una proposta interessante.
Conosco una canzone molto divertente.

- come aggettivo il participio presente può essere sostantivato dall'articolo o da un aggettivo dimostrativo, e, quindi usato come nome:
Questo brillante è molto raro.


- sono numerosi i participi presente che hanno perso il loro valore originale verbale e sono diventati aggettivi:
divertente, affascinante, irriverente;

- oppure nome a tutti gli effetti :
lo studente, l'insegnante, la corrente, il dipendente

- il participio presente è usato con funzione verbale nel linguaggio giuridico, burocratico e nella lingua letteraria :
In osservanza alle leggi vigenti in questo Stato … (linguaggio burocratico).
" L'itinerario appare lungo e fascinoso, costellato di tesori provenienti da musei europei". (letterario).

- anche il participio passato, come il presente, può avere il valore di un aggettivo
- si usa spesso a maniera di un vero aggettivo, cioè non significa più qualche cosa di passeggero come l'azione, ma di costante e fisso come una qualità o proprietà:
Il telefono rubato.
L'amicizia tradita.
Una persona educata.

- di un nome:
il visto, il mandato, il predicato
Ci piacciono i passati e le zuppe di verdura

- è frequente usarlo nella formazione dei verbi nei tempi composti :
Io ho amato.
Tu sei stato scelto.
Hai parlato invano.

- come aggettivo:
Mi ha rivolto uno sguardo spento

- come verbo:
Risolto il problema (= dopo che quel problema fu risolto), la questione finì in nulla

- nell' uso verbale il participio passato segue alcune regole di concordanza: quando è preceduto dal verbo essere, esso concorda in genere e numero col nome a cui si riferisce:
Le signore sono rimaste in giardino

- quando è preceduto dal verbo avere, rimane invariato, tranne nel caso in cui il complemento oggetto sia posto, in forma di pronome, prima del verbo:
Avete fatto le ore piccole per festeggiare la vostra promozione.